Il viaggio continua

26 Novembre 2007

Oggi sono un po triste…le partenze mettono sempre tristezza.
Vi scrivo dall’aeroporto di Santiago, sorseggiando l’ennesimo nescafe’ Sealed.
Si dice che il viaggio non finisca mai, solo i viaggiatori finiscono. Io credo che ognuno a modo suo continua il suo percorso, che non e’ necessariamente legato a un biglietto aereo, a un ostello o a un nome esotico. Io ho scelto di viaggiare lontano da casa, e per adesso non mi pento della scelta, anzi…mentre scrivo c’e’ qualcun altro che sta gia’ pensando alle lasagne e alle polpettine al sugo che gli tocchera’ mangiare per i prossimi giorni…in fondo non e’ male l’aria di casa…o no?
Oggi comunque e’ davvero un giorno importante: comincia la seconda parte del mio viaggio, vado in Oceania, il continente che ho sempre sognato visitare, il piu’ lontano di tutti, e forse per questo il piu’ affascinante.
Prima tappa Auckland: arrivero’ dopo 13 lunghe ore di volo, e per il gioco del fuso orario viaggero’ avanti nel tempo di 16 ore…non male vero? Da li’ una volta ripresomi dal jet-lag iniziero’ l’avventura…un mese a zonzo nella terra dei kiwi!!!
Per il resto niente da segnalare, a parte lo zaino che ogni volta sembra piu’ piccolo e piu’ pesante…
See you soon gente!!!

PS: mucha suerte amigo, que te vaya bien! anzi…super bien!!!

La mia settimana a Rapa Nui

20 Novembre 2007

Il 767 di LAN si alza imponente dalla pista dell’aeroporto Mataveri di Hanga Roa, e in men che non si dica si puo’ vedere tutta l’isola, nuvolette comprese: cosi’ piccola e cosi’ preziosa…
L’isola di Pasqua, o Rapa Nui come la chiamano i locali, e’ una perla nel mezzo del niente…un luogo veramente fuori dal tempo…e dal mondo! Basti pensare che per arrivarci bisogna passare o per Santiago o per Tahiti, alternative non ce ne sono.
Prima di partire pensavo che una settimana fosse troppo, in effetti che si fa su un isolotto di appena 160 kmq cosi’ tanto tempo? semplice: ci si riposa e si impara ad ascoltare i suoni della natura.
Quei giganti di pietra, i moai, scolpiti nella roccia del vulcano Rano Raraku appartengono all’immaginario collettivo di tutti coloro che per un momento hanno sentito nominare l’isola, e rappresentano ancora oggi un mistero che affascina gli studiosi e i turisti. Guardarli da vicino ti mette soggezione, ti senti davvero piccolo. Loro sono li’ da secoli, sotto acqua, pioggia, vento, sole…sono sopravvissuti alle guerre tribali e ai colonizzatori europei, agli tsunami e ai turisti distratti che per anni li hanno cavalcati come se fossero giostre. In realta’ rappresentano le statue degli antenati, capi tribu e personalita’ importanti della comunita’, erette a protezione del villaggio. Ce ne sono circa 900 in tutta l’isola, e tanti si trovano ancora nella cava del Rano Raraku, incompleti o di guardia alla montagna sacra.
Il sentiero che ascende alla vetta e’ piuttosto facile, ma la vista sulla valle e’ esagerata: si sente solo il sibillio del vento che fischia in mezzo alle tante sentinelle di pietra che rendono cosi’ particolare il cammino…e il verde…beh…avete presente Lost?ecco, quel tipo di verde!
Mi sono concesso anche il lusso di un bagno nell’oceano: l’isola ha due spiagge molto belle, Anakena e Ovahe, piccoli paradisi dalla spiaggia bianca e fina, col le palme da cocco i moai e l’acqua super turchese…impossibile resistere alla tentazione di tuffarsi per riemergere guardando un moai!!!
Cosi tra moai, spiaggia, souvenir (non ho resistito al timbro sul passaporto Embarassed), qualche partita a ping pong in ostello, e la mattutina pioggia tropicale, il tempo e’ volato.
Divertentissima l’ultima serata dove ho tenuto classe di italiano a tutto l’ostello, insegnando i rudimenti fondamentali a un pubblico di cileni, brasiliani e giapponesi…quindi se sei una donzella e un tipo con gli occhi a mandorla ti fa richieste strane nei pressi del colosseo, prima di chiamare la buoncostume domandagli il nome del suo proff di italiano Tongue out !!!

Barba e capelli

23 Ottobre 2007

Bastano 20 giorni per sentirsi un po santiaguino? yo creo que si…
Santiago e’ una citta molto diversa da Buenos Aires: le strade pulite, la metropolitana immacolata, pochi venditori ambulanti e un sacco di mall grandi-marche. La grandeur economica non rispecchia tuttavia la grandiosita’ storica e culturale della cugina argentina, basti pensare a quei pochi edifici storici che si incontrano nel centro affiancati da orrende costruzioni moderne. Il tema che ricorre in tutte le conversazioni e’ la “contamination”, ovvero l’inquinamento da cui la citta’ e’ afflitta al punto da non consentire in inverno di vedere la vicina cordigliera andina che fa da scudo, relegando la capitale cilena in una conca dal clima decisamente piu’ piacevole rispetto alle ventose citta’ della costa pacifica.
Complice un bel colpo di fortuna mi sono sistemato presso una famiglia, in Providencia, un barrio residenziale molto tranquillo. Gia’ “la familia”: una tipica famiglia media santiaguina, l’ideale per praticare il mio spagnolo e conoscere usi e costumi della gente…e devo dire che Raquel e Carlos sono stati perfetti in questo! Sempre disponibili alla chiacchiera, gentilissimi e perche’ no, anche bravi cocineri, pardon, cocinera, perche’ alla fine la padrona dei fornelli e’ Raquel!!!
Insomma mi sono imborghesito per bene…il pasto caldo e gli orari fissi ti riportano alla dimensione di cittadino, altro che viaggiatore! Ho approfittato di Santiago per spararmi un bel corso di lingua, una full immersion di due settimane che e’ servita a farmi abbandonare il cocoliche (vedi report precedenti).
Ho rivisto i ragazzi di San Pedro, Nazmi, Kenny, Sabina e Romina, e grazie a loro ho scoperto un sacco di posti interessanti che ovviamente non stanno sulla Lonely Planet, e che per questo forse sono sicuramente piu’ economici e privi di gringos…ad esempio al mercato centrale di Santiago si mangia pesce freschissimo e super economico! 7 dollari per un salmone alla plancia con contorno…gnam gnam!
Sono stato alla Isla Negra, 100km fuori Santiago, a visitare la casa di Pablo Neruda, la casa preferita direi…un deposito di collezioni eccentriche e stravaganti, un poesia sui generis, con un vista sul mare da togliere il fiato, anche oggi che potremmo accessoriare questa opera d’arte con Jacuzzi e tv al plasma.
E ho speso qualche soldino: fare shopping a Santiago o in un’altra capitale europea non e’ molto diverso, sia per il contenuto delle borse che per la moria di dollari…un bagno di sangue e di felicita’ ovviamente. Claro che non potevo e non volevo negarmi il brivido della compera, e cosi’ ho investito qualche pesos in servizi alla persona…il mio look nelle mani e nelle forbici di una pelucchiera peruviana! Anche in viaggio i capelli crescono sapete? in maniera piu’ subdola dei panni sporchi cosi’ che ti svegli una mattina e ti rendi conto che il gel non basta piu a tenere a bada gli alettoni che spuntano ovunque e ti decidi al grande passo, il cortamento del pelo.
Dopo aver visionato una avenida di barbieri vecchio stile, mi sono fatto abbindolare dal mall di Parque Arauco con il suo studio professional di pelucchiere in gonnella e pelucchieri dalla ambigua identita’. Un breve breefing pre-taglio, e via a modellare la mia cabeza con tagli soavi e precisi, come si confa’ a una superstar (in verita’ dubito che la  giovin fanciulla abbia ben compreso la mia richiesta, pero’ nel dubbio meno tagli meno danni fai no?). Alla fine sono uscito abbastanza soddisfatto, lavato e tagliato per 10 dollari in un centro alla moda e’ una bella soddisfazione…ah i capelli ora hanno meno alettoni e la mattina riesco a pettinarmi, anche questa e’ una conquista vero?
Mi dispiace lasciare Santiago, pero’ e’ tempo di muovermi…mi aspetta il sud con i suoi paesaggi da cartolina e ahime’ il suo clima piu’ rigido…nos vemos in Patagonia chicos!

Sogno cileno

14 Ottobre 2007

Il Cile questo sconosciuto…prima di arrivare qui ben poco sapevo in verita`del paese, a parte il regime di Pinochet, il buon vino e la produzione del rame. Dopo 20 giorni, tante chiacchierate, e soprattutto un bel po di chilometri macinati da nord a sud, comincio a farmi un`idea piu precisa della nazione e della gente.
Sicuramente e`il paese che piu`di tutti somiglia alla vecchia europa, quella del benessere e dei centri commerciali, dei posti alla moda e delle disparita`sociali… meta`europeo e meta`americano, perche`quaggiu`in fondo al nuovo continente, l’america non e`solo il partner privilegiato negli scambi commerciali, ma anche il modello da imitare nella societa`che va sviluppandosi.
E`opinione comune che dietro alla plata (el dinero) cilena ci siano principalmente le immense risorse naturali che si esportano in tutto il mondo, dal rame alla frutta, dal vino al salmone.
Il paese rimane pero`sostanzialmente “ignorante”, perche`l`accesso alla cultura e`ancora un privilegio di pochi, e il governo pare non faccia nulla per facilitare l`istruzione, ma anzi si sforza di mantenere le disparita` socio-culturali per continuare ad avere la manovalanza necessaria a sfruttare le ricchezze minerarie e agricole.
Sapevate che per accedere all`università pubblica è necessario passare un test di ingresso? Terminata la scuola secondaria, chi vuole proseguire gli studi deve giocoforza sottoporsi a un test di ingresso uguale per tutti, indipendentemente dalla facoltà scelta. Il punteggio del test è il discriminante per entrare in questa o quella università. E le migliori sono qui nella capitale, la Cattolica e la Università del Cile. Chi resta fuori può sempre rivolgersi a una scuola privata, o ritentare l`anno seguente. Il problema è che l`università privata è carissima (come 10.000 USD annui) e non è molto qualificante per le aziende. Al contrario chi esce dall`università pubblica non ha difficoltà a trovare un lavoro, anche se studiare non è propriamente economico…la retta annuale è di circa 4.500 USD. A questi ultimi, tanti cileni aggiungono ulteriori 4.000 USD per pagare ai figli un corso privato di preparazione al test di ingresso…corso che di certo non è obbligatorio, ma che forse aumenta le chances di successo nella roulette che deciderà il futuro dei propri pargoli: o dottori o manovali…tutto in 72 ore, come nei migliori film americani…però gente questo non è un film, questo succede davvero!
Per la cronaca i corsi pre-universitari sono tenuti a classi di 30 persone, e il docente guadagna 8 USD l`ora…chi si intasca il resto del malloppo non lo so, ma è certo che vive a Los Condes (la Beverly Hills di Santiago) e non nel degradato Maipu.
E lo borse studio? semplice: certo che sì, ma vanno in base al reddito e al tipo di facoltà prescelta…quelle scientifiche sono ovviamente privilegiate perchè formano forza lavoro necessaria allo sviluppo del paese, quelle umanistiche…beh, lo sanno tutti no?
Meritocrazia? mi manca…però se non avete il frigo e/o la tv allora siete al di sotto della soglia di povertà e sicuramente avrete diritto a un incentivo per far studiare vostro figlio! come dite?avete ancora quella vecchia scatolona in bianconero di vostro nonno?mmm…niente da fare amici…preparate i dollaroni…susu
Dulcis in fundo, il costo dei libri e’ esagerato, e chi puo’ preferisce comprare nella vicina Mendoza (Argentina), o direttamente al mercatino dell’usato. Il mini dizionario spagnolo-italiano per esempio costa 5 dollari piu’ che in Italia…una Lonely Planet quasi il doppio!!!
Insomma dietro le misteriose vetrate dei caffè con piernas, o sotto i tabelloni coi ricchi menu di McDonald`s si rivela un popolo che ancora non se la passa poi così bene come verrebbe da pensare…certo siamo distanti anni luce dalla Bolivia, e l`Argentina stessa è 20 anni indietro, però la divisione sociale è molto marcata, e l`idea che il sogno cileno duri lo spazio di un test a crocette mi ha onestamente molestato…però anche questo è sud America…

Pensieri ad alta quota

30 Settembre 2007

E’ arrivato improvviso il momenti dei saluti: dopo 3 giorni vissuti fianco a fianco lo scambio di baci, abbracci e indirizzi ha interrotto bruscamente quella magica atmosfera che si era creata con naturalezza. Nove persone diverse, su due fuoristrada invincibili, protagoniste in mezzo a scenari mozzafiato sulle alte quote del parco Avaroa, nel sud della Bolivia.
Kenny, americano del Nord Carolina (si’ Fede, e’ proprio lo stato di Hulk Hogan), era venuto in Cile per studiare e qui ha trovato lavoro, Nazmi, un turco-tedesco impegnato in un interscambio universitario, Julia, una ragazza tedesca che sta facendo il giro del mondo, Tommy & Kristin, i fidanzatini americani,le mascotte del gruppo, un poco invidio i loro 20 anni e la loro fresca innocenza, le due sorelle santiaghine Romina e Sabina…cosi santiaghine da avere i nonni italiani, indovinate dove? ma a Sarzana ovviamente!!! ombelico del mondo!!! (e poi non venite a dirmi che la Terra e’ grande…), e buon ultimi i vostri eroi mangiaspaghetti, Andrea e Francesco. Senza dimenticare la nostra guida boliviana, il prode Alberto, uomo degli altipiani come si definisce, un discreto compagno di viaggio, pozzo di informazioni e consigli, padrone del vecchio Toyota 4×4 che ci ha scorrazzato su e giu’ per il parco.
Faccio fatica a raccontarvi quello che ho vissuto, a volte le fotografie parlano piu’ di tante parole…ho pensieri sparsi nella mente, immagini indelebili di lagune, animali, montagne, deserti…la laguna verde ad esempio ti regala effetti cromatici a cui non sei preparato, un verde irreale, ti togli gli occhiali perche’ ad occhio nudo si apprezza maggiormente, e rimani lo stesso basito. O che dire dei geysers: un odore di zolfo molto forte, pozzetti di lava che ribollono, un fumo grigio che si alza trascinato dal vento che soffia senza tregua, e ti viene in mente l’inferno di Dante, a 4.000 metri pero’!
Poi quando ormai sei rassegnato a battere i denti tutto il giorno, ecco d’incanto il piacere di un bagno caldo dentro una vasca naturale di acque termali: una jacuzzi d’alta quota…meno male che avevo il costume!
La jeep corre inarrestabile in mezzo al deserto, e il paesaggio scorre dai vetri come la pellicola di un vecchio western con gli scenari di cartone e i colori pastello…quelli che “si vede che son finti”.
Ogni tanto si scorge qualche vicuña, un camelide simile al lama che popola questo altopiano…e ti chiedi come facciano a vivere qui in mezzo al nulla…misteri della natura…
La prima notte e’ stata terribile: salire in quota di oltre 1.000 metri in un giorno e’ mal di montagna assicurato! Il rifugio molto spartano (lo chiamano ospedaje) non ha che un generatore di elettricita’ a nafta, che si accende giusto per un paio d’ore la sera, niente riscaldamento, niente acqua calda. La camera e’ gelida, la temperatura di notte scende serenamente sotto lo zero, e il numero di coperte che ti seppelliscono creando l’effetto mummia non si conta…di sicuro si dorme poco e molto male, perche’ l’aria viene a mancare, ti alzi di scatto sul letto come se avessi appena ingoiato una ciliegia col nocciolo, respiri profondo e sembra passare, ma invece e’ solo l’inizio di una lunga notte…
Al mattino il mal di testa e la nausea contagiano praticamente tutti, ma il rimedio nature del mate di coca e’ miracoloso, e in una mezz’ora ti rimette a nuovo.
Trascorriamo la seconda notte in un hotel di sale, un alloggio meno rigido, con almeno l’acqua calda e una temperatura piu’ umana. Si’ avete letto bene, hotel di sale: tutto e’ fatto di sale, dai muri, ai letti, ai tavoli, al pavimento…assaggiare per credere! si salvano il tetto,in legno di cactus e ovviamente i bagni.
E finalmente all’alba del terzo giorno vediamo il sorgere del sole nel salar di Uyuni, il lago salato piu’ grande del mondo.
Su questi altopiani hai sempre la sensazione di essere al limite, la natura stessa te lo suggerisce, sottoponendoti a condizioni climatiche estreme, ma accedere al salar ti ripaga di tutto.
E fare colazione ai bordi del lago, beh…capitera’ anche una volta nella vita, ma ragazzi fatelo!
Non ha niente a che vedere con National Geographic, ve lo assicuro! Anche un Nescafe’ e’ piu’ buono lassu’, specie con un paio di frittelle gonfie di dulce de leche…per favore non cambiatemi canale!
E camminare in mezzo alle mattonelle esagonali del salar, bianche, perfino fastidiose da quanto riflettono il sole, sotto un cielo azzurro chiaro, senza una nuvola una, al lato di un’isola di cactus (si’ un isola in mezzo a un lago di sale, sulla terraferma, la isla del Pescado), ti fa sentire libero, incredibilmente libero…

Le due facce del Salar

21 Settembre 2007

Le 9 ore che separano Salta da San Pedro de Atacama scorrono velocemente sul bus Geminis, anche se il servizio e’ tutt’altro che buono…una mezz’ora abbondante alla frontiera cilena…e via attraverso una cordigliera andina bellissima, che scollinato il passo di Jama a quasi 4.200 metri, ci porta in picchiata verso San Pedro, a quota 2.400. Giungere in questo luogo fa perdere la concezione dello spazio-tempo: sembra di essere catapultati all’epoca dei pionieri del west…strade sterrate, case di fango, insegne di legno, numeri civici praticamente inesistenti…e una chiesa bianca a dominare la piazza principale. Un posto che senza i turisti probabilmente non avrebbe ragione di esistere, dato che da qui partono un sacco di escursioni per i viaggiatori con zaino in spalla…una vera Mecca per gli “avventurieri” degli altipiani! San Pedro si dice essere la citta’ piu’ cara del Cile…in effetti i prezzi sono paragonabili al nostro Bel Paese…1 ora di internet, e che internet!!!, super veloce, costa 2 bei dollaroni…1 litro e mezzo d’acqua 1,50 USD, una stanza doppia tipo fienile con doccia condivisa e acqua calda da sogno (nel senso che e’ un sogno averla) 24 USD, con il doppio pero’ si ha gia’ un’abitazione molto buona. Tutto ruota intorno al turismo, le agenzie si sprecano e i tour proposti sono come al solito gli stessi…puntiamo per “La valle della luna” e “I laghi dell’altopiano”, riservando per l’ultimo giorno il mitico “Salar de Uyuni”.
“Uyuni? non ricordo di esserci stato…”(Andrea). I due villaggi sono separati dal lago salato piu’ grande del mondo, antipodi pero’ di due mondi completamente diversi. Sembra quasi che il destino si sia divertito col gioco degli opposti, a presentarci a 3 giorni di distanza l’opulenza e la poverta’, il turismo di massa e l’esploratore alla buona, il 2007 e il 1907.
La polvere e i cani randagi che ronfano incuranti di tutto sulle carrettiere sterrate sono forse il punto di contatto di due mondi paralleli che continuano a ignorarsi, complice il gelo tra i rispettivi paesi.
Uyuni riabilita di un botto la tristezza di tante serate passate al bar del quartiere, imprecando di vivere lontani dal divertimento e dalle occasioni della grande citta’. A Uyuni non c’e’ niente. Manca internet veloce, la tv satellitare, l’acqua (non solo quella calda) a tutte le ore, un cinema dove portare la morosa, mancano gli scooter che ti tagliano la strade, e le macchine che suonano (le poche che circolano sono delle agenzie o dei tassisti), e manca pure un supermercato (ci sono solo botteghe e bancarelle per strada). La gente vive di quello che capita, mangia a tutte le ore quei gelati sciolti e risolidificati che fanno bella mostra ai margini della strada, e sicuramente cresce in fretta…i bambini che lavorano nei baretti turistici di piazza Arce non si contano. Scontato aggiungere che tutto e’ incredibilmente cheap.
E non e’ ovviamente facile andarsene…nemmeno per un turista coi dollari in tasca…Come i maestri insegnano, viaggiare significa non avere mai un programma sicuro, si fa e disfa nel corso della stessa giornata…e cosi’ l’itinerario Uyuni-Potosi-Sucre-La Paz-Peru’, diventa Uyuni-Cile…e voi pensate sia facile? sai quando ci arrivi ma non sai quando te ne vai…ahhhh la Bolivia! beata innocenza! dopo 48 ore di promesse, incertezze e perche’ no? delirante sconforto, ecco che come il piu Gastone degli italiani, vinco il biglietto di ritorno sul filo di lana…caccio i 30 USD e salgo sul Toyota che mi riportera’ in Cile…l’agonia del viaggio di ritorno la riservo ai nipotini…ma anche questo e’ viaggiare, o no?

Questioni di fede

15 Settembre 2007

Le Ande: un amore a prima vista…a nord di Salta percorrendo la ruta 9, il paesaggio cambia radicalmente, rivelando tutta la sua imponenza. La vegetazione diventa arida e sui pendii dei colli scoscesi e arrotondati risaltano le case dei piccoli puebli, muri sospesi sulle gole che si aprono appena si entra nella Quebrada di Humahuaca (Quebrada significa due montagne divise da un fiume che scorre in mezzo, il Rio Grande nella fattispecie).
Ho optato per un tour organizzato, 25 dollari spesi molto bene alla fine!
Lo spettacolo che appare quando scollini e ti pari davanti al Cerro de los 7 Colores e’ difficile da descrivere: blu, verde, ocra, marrone, rosso, rosa e violetto! I minerali sedimentati, specialmente ferro, rame e manganese, rendono questo posto unico! Una montagna tutta dipinta, come se la tavola di un pittore si fosse riversata magicamente sulla roccia. Imbracciato il kit del piccolo fotografo, scarpino fino alla sommita’ di un colle: il vento e’ forte, ma la valle che si apre sotto di me e’ di quelle che si vedono solo in televisione…quindi ne approfitto per godermi il piu’ possibile il momento…cosa vi state perdendo chicos!
Prima di pranzo visitiamo le rovine Tilcara, un pueblo di eta’ incaica, che domina dall’alto una parte della  Quebrada…una Machu Picchu dei poveri per intenderci. A pancia piena (lomo di lama alla mostarda, very very good) il tempo trascorre veloce, tra qualche intermezzo succhia-monete di troppo (punto in meno alla guida), e un piacevole viaggio di ritorno. E cosa c’e’ di meglio che passare un paio d’ore su un minibus nel nord dell’ Argentina a discutere con un signore di Santa Fe’, nel mio spagnolo approssimativo (o cocoliche come dicono qui) su chi sia stato il piu’ grande tra Maradona, Pele’ e Sivori, and talking about trips con un insegnante di educazione fisica olandese, un tipo eccentrico che si e’ preso un anno sabbatico alla soglia della pensione, e che non ha mai disdegnato a sentir lui, di volare di quando in quando a Old Trafford a tifare United!!!
Mentre vi scrivo qui dal Backpacker Hostel di Salta, la citta’ e’ letteralmente invasa dai pellegrini, si stima siano circa un milione provenienti da tutto il paese per la festa della “Vergine del Miracolo”,  che si celebra ogni 15 settembre nella Cattedrale. E’ stato impressionante nei giorni scorsi girare nei dintorni di Salta e osservare una moltitudine di persone in cammino per raggiungere la terra promessa. Si dice che ogni pellegrino si raccomandi poi alla Vergine esprimendo un desiderio…un do ut des piu’ che meritato verrebbe da dire dopo aver visto quanta strada percorrono, e in quali condizioni di fortuna, prima di giungere a destinazione… Un bagno di fede e religiosita’ cui noi gringos non siamo piu abituati, sempre che lo fossimo stati…paese che vai, processione che trovi…da noi il milione di persone si e’ mosso per il Vaffanculo day (e’ vero che sto in c. al mondo, ma mi tengo informato Wink ), un atto di fede per mandare a casa i nostri signorotti della politica che ci spremono come limoni e si bevono tutto il bicchiere. Il progresso e’ anche questo: in paese dove non riesco a farmi masterizzare un dvd con le foto (solo cd), e’ difficile spiegare la V-generation fatta di mail, blog e  forum…speriamo che almeno qualcuno dei 2 milioni di pellegrini sia accontentato…

Yo no hablo inglés

5 Settembre 2007

L’ultimo giorno a Buenos Aires e’ letteralmente volato…ieri mattina non ho resistito e ho svaligiato la panaderia al lado dell’ostello: quelle medialunas al dulce de leche erano troooppooo invitanti Laughing
Prenotato il bus per Iguazu mi restavano giusto le ore per un hanging around in Palermo ( da vedere ), un’ultima empanada a Florida e una sbirciatina alla posta. Finalmente alle 20.45, puntualissimi, siamo partiti!
Quanto sono lunghe 16 ore? sorprendentemente posso dire che in autobus passano piuttosto in fretta. Esperienza nuova la mia: traversata di quasi 1200km, Buenos Aires-Puerto Iguazu, confine nord-orientale del paese. Servicio cama, tutto letto, con cena e desayuno incluido, dvd player, air conditioned, toilette e tutto quello che si puo’ desiderare da una business class…a soli 50 dollari! Il terminale di omnibus a Retiro ( Buenos Aires ) e’ un microcosmo in cui si muovono migliaia di persone tutti i giorni…in sud America e’ normale prendere un bus a lunga percorrenza, esattamente come noi prendiamo il treno. E che bus poi…ovviamente ce ne sono per tutte le tasche, pero’ conviene sempre spendere qualche dollaro in piu e stare comodi e sicuri, piuttosto che su un seggiolino in legno a recitare dei rosarioni nella speranza che il conducente non si addormenti.
Quando ho aperto gli occhi stamani, mi sono svegliato in mezzo a un paesaggio stranissimo: sembrava di essere sul centrale del Roland Garros, invece era solo la ruta 12 che attraversa la provincia di Misiones. Tutto intorno era coperto da “tierra roja”, rossa, perche’ l’erosione ha portato in superficie tanta ferrite da dare ovunque quel colorito terra battuta che farebbe impazzire qualsiasi mamma che si rispetti ( a pulire l’ingresso di casa ovviamente ).
A Puerto Iguazu tutto ruota intorno alle cascate: il posto a discapito dei 20mila abitanti e della posizione un po defilata, e’ comunque fornito di tutto il necessario per aiutare il turista a spendere i pesos: negozi, ristoranti, souvenirs e soprattutto un sacco di hostal e agenzie viaggi. La ragazza dell’ufficio informazioni mi racconta che chi puo’ permetterselo frequenta la scuola alberghiera, con la speranza di ritagliarsi un ruolo importante nel business che tutt’oggi da’ da campare alla citta’. Mi dice che un corso di inglese privato costa 200 pesos al mese, troppo per le sue tasche, per cui deve accontentarsi del corso basico che fa a scuola…e questo accade per la maggior parte delle persone quaggiu’…e difatti quasi nessuno parla inglese, alla faccia del turista e dei suoi pesos. Guardo i ragazzi dell’ostello, avranno al massimo 20 anni: il loro mondo e’ qui, in mezzo alla terra rossa che ti si impregna dappertutto, alle zanzare che mordono, ai corsi di inglese troppo cari, senza un mc donalds/blockbuster(!) a colorare le loro giornate ma con noi turisti, o viaggiatori se cosi’ vi piace, che veniamo quassu’ a lamentarci dell’acqua calda che non funziona o di internet troppo lento…voi fareste a cambio?

Pura vida uruguaya

3 Settembre 2007

Arrivare a Montevideo e’ come salire sulla macchina del tempo e tornare in un’Italia che non c’e’ piu, quella dei film in bianco e nero, dei bambini per la strada, dei carretti trainati dal cavallo, delle macchine d’epoca. Rispetto a Buenos Aires e’ molto piu piccola e tranquilla, il centro storico ( la ciudad veja ) si gira facilmente a piedi, ed e’ facile raggiungere le spiagge con uno dei tanti autobus che partono dalla centralissima Plaza de Indipendencia. La gente e’ molto gentile, ha voglia di parlare, forse perche’ di questi tempi non ci sono molto turisti, o forse perche’ in generale Montevideo non e’ che uno stop-over nel cammino che porta alla piu modaiola Punta del Este. Fa strano passeggiare e vedere le persone che camminano con il termos sottobraccio sorseggiando nella “bombilla” il loro prezioso mate ( si tratta di un’infusione preparata con le foglie di “yerba mate”, simile al the, ma molto piu’ amara, bevuta tipicamente in Uruguay e nel sud America in generale ). Fa strano vedere le strade semi-deserte al sabato pomeriggio, i negozi chiusi…ti domandi dove possano nascondersi 1 milione e trecentomila persone, e intanto attraversi la spiaggia bianca costeggiata da un lunghissimo vialone di palme,dove non si contano i campetti da calcio coi bimbi che giocano, e ti ritrovi nel piu grande centro commerciale della citta’ : bentornato nel XXI secolo! All’hotel mi assicurano che la movida serale e’ straordinaria, mucho ruido, mucho divertimento..e tutto sotto la mia stanza…Un’ occasione imperdibile penso…ceno, mi preparo il tempo scorre…sono le 23 e le strade ancora sono deserte…ma si’ vado a nanna…grosso errore: alle 6 mentre ancora assonnato lascio l’hotel per rientrare a a Buenos Aires, vengo quasi travolto dalla gente che ancora balla e ha voglia di farsi sentire…pura vida uruguaya!

Primo giorno di scuola

28 Agosto 2007

Buenos dias Italia!
Dove eravamo rimasti? Milano-Linate? beh il tempo e’ volato…nel vero senso della parola: dopo lo stop and go di Londra-Madrid mi sono sbambinato una dozzina di ore di intercontinentale fino a Buenos Aires…fortuna ha voluto che la economy fosse semi-vuota perche’ le poltroncine di Iberia sono proprio piccole! Buono il servizio invece..il personale di bordo si e’ dato da fare per alleviare la sofferenza ( e l’insofferenza ) di noi trasmigratori della domenica. Alla fine siamo atterrati in una fredda Buenos Aires alle 19.50, con pochi minuti di ritardo, dopo un volo tranquillissimo.
Il tempo di arrivare in ostello, svenire et volia’, bello fresco per il primo vero giorno di round the world! L’ostello e’ in San Telmo, vicinissimo al centro..in 15 minuti a piedi si giunge a Plaza de Mayo, piu’ di cosi’…
Buenos Aires e’ grande…grande e con un sacco di gente in giro che cerca di arrangiarsi in tutte le maniere: c’e’ il lustrascarpe, c’e’ chi vende panini, castagne, chi fa pr a improbabili night per stranieri, chi corre, chi sta sdraiato nei prati, e soprattutto c’e’ un sacco di polizia in giro, ad ogni angolo.
Un europeo penso rimanga sorpreso dai colori della citta’ e della gente in generale…very very dark…nero e marrone la fanno da padrone! alcuni personaggi sembrano usciti da qualche film anni 70 con Maurizio Merli, avete presente la saga anni di piombo? Ho ancora in mente i filmati di Argentina ‘78: ebbene per alcuni il tempo si e’ davvero fermato! La crisi del 2002 sembra superata, ma immagino sia stato un duro colpo per il paese…non ci sono tante facce sorridenti in giro: sara’ l’inverno, saranno i colori spenti, ma questa e’ l’impressione che ho avuto.
Stamani con Andrea abbiamo visitato il Micro Centro: Plaza de Mayo, Casa del Governo, la Cattedrale, e poi una bella vasca in Florida, la via dello shopping, con un sacco di bancarelle, negozi e gente che si accalca. Ne abbiamo approfittato per farci le nostre prime empanadas di carne, molto buone! Siamo arrivati all’Obelisco nel bel mezzo di una manifestazione di protesta contro il governo: la gente chiede piu’ soldi ( o piu’ lavoro? )…cambia l’emisfero ma le abitudini dei lavoratori sono sempre le stesse! Diverso il pensiero di un addetto alla security, un tipo singolare, degno protagonista dei film di cui sopra: con mimica universale ci ha fatto capire dove bisognerebbe mazzuolare questi vagabondi che gia’ prendono la sussistenza di 300 pesos e la casa popolare…punti di vista.
Prima di cena c’e’ stato il tempo di gironzalare dentro la Galleria Pacifico, lo shopping center piu cool di BA, ma noi italiani siamo abituati a ben altro…gia’ vi starete domandando quanto si spende vero? beh…la prima impressione e’ che il cibo sia economico, e anche i vestiti…l’elettronica? beh…tv, computer e fotocamere costano uno sproposito, meglio buttarsi su un asado!
E cosi’ tra una foto e un bicchiere di Malbec e’ finito il mio primo giorno di scuola…alla fine sono sopravvissuto e tutto e’andato bene.
Hasta luego!!!