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Pensieri ad alta quota

Domenica 30 Settembre 2007

E’ arrivato improvviso il momenti dei saluti: dopo 3 giorni vissuti fianco a fianco lo scambio di baci, abbracci e indirizzi ha interrotto bruscamente quella magica atmosfera che si era creata con naturalezza. Nove persone diverse, su due fuoristrada invincibili, protagoniste in mezzo a scenari mozzafiato sulle alte quote del parco Avaroa, nel sud della Bolivia.
Kenny, americano del Nord Carolina (si’ Fede, e’ proprio lo stato di Hulk Hogan), era venuto in Cile per studiare e qui ha trovato lavoro, Nazmi, un turco-tedesco impegnato in un interscambio universitario, Julia, una ragazza tedesca che sta facendo il giro del mondo, Tommy & Kristin, i fidanzatini americani,le mascotte del gruppo, un poco invidio i loro 20 anni e la loro fresca innocenza, le due sorelle santiaghine Romina e Sabina…cosi santiaghine da avere i nonni italiani, indovinate dove? ma a Sarzana ovviamente!!! ombelico del mondo!!! (e poi non venite a dirmi che la Terra e’ grande…), e buon ultimi i vostri eroi mangiaspaghetti, Andrea e Francesco. Senza dimenticare la nostra guida boliviana, il prode Alberto, uomo degli altipiani come si definisce, un discreto compagno di viaggio, pozzo di informazioni e consigli, padrone del vecchio Toyota 4×4 che ci ha scorrazzato su e giu’ per il parco.
Faccio fatica a raccontarvi quello che ho vissuto, a volte le fotografie parlano piu’ di tante parole…ho pensieri sparsi nella mente, immagini indelebili di lagune, animali, montagne, deserti…la laguna verde ad esempio ti regala effetti cromatici a cui non sei preparato, un verde irreale, ti togli gli occhiali perche’ ad occhio nudo si apprezza maggiormente, e rimani lo stesso basito. O che dire dei geysers: un odore di zolfo molto forte, pozzetti di lava che ribollono, un fumo grigio che si alza trascinato dal vento che soffia senza tregua, e ti viene in mente l’inferno di Dante, a 4.000 metri pero’!
Poi quando ormai sei rassegnato a battere i denti tutto il giorno, ecco d’incanto il piacere di un bagno caldo dentro una vasca naturale di acque termali: una jacuzzi d’alta quota…meno male che avevo il costume!
La jeep corre inarrestabile in mezzo al deserto, e il paesaggio scorre dai vetri come la pellicola di un vecchio western con gli scenari di cartone e i colori pastello…quelli che “si vede che son finti”.
Ogni tanto si scorge qualche vicuña, un camelide simile al lama che popola questo altopiano…e ti chiedi come facciano a vivere qui in mezzo al nulla…misteri della natura…
La prima notte e’ stata terribile: salire in quota di oltre 1.000 metri in un giorno e’ mal di montagna assicurato! Il rifugio molto spartano (lo chiamano ospedaje) non ha che un generatore di elettricita’ a nafta, che si accende giusto per un paio d’ore la sera, niente riscaldamento, niente acqua calda. La camera e’ gelida, la temperatura di notte scende serenamente sotto lo zero, e il numero di coperte che ti seppelliscono creando l’effetto mummia non si conta…di sicuro si dorme poco e molto male, perche’ l’aria viene a mancare, ti alzi di scatto sul letto come se avessi appena ingoiato una ciliegia col nocciolo, respiri profondo e sembra passare, ma invece e’ solo l’inizio di una lunga notte…
Al mattino il mal di testa e la nausea contagiano praticamente tutti, ma il rimedio nature del mate di coca e’ miracoloso, e in una mezz’ora ti rimette a nuovo.
Trascorriamo la seconda notte in un hotel di sale, un alloggio meno rigido, con almeno l’acqua calda e una temperatura piu’ umana. Si’ avete letto bene, hotel di sale: tutto e’ fatto di sale, dai muri, ai letti, ai tavoli, al pavimento…assaggiare per credere! si salvano il tetto,in legno di cactus e ovviamente i bagni.
E finalmente all’alba del terzo giorno vediamo il sorgere del sole nel salar di Uyuni, il lago salato piu’ grande del mondo.
Su questi altopiani hai sempre la sensazione di essere al limite, la natura stessa te lo suggerisce, sottoponendoti a condizioni climatiche estreme, ma accedere al salar ti ripaga di tutto.
E fare colazione ai bordi del lago, beh…capitera’ anche una volta nella vita, ma ragazzi fatelo!
Non ha niente a che vedere con National Geographic, ve lo assicuro! Anche un Nescafe’ e’ piu’ buono lassu’, specie con un paio di frittelle gonfie di dulce de leche…per favore non cambiatemi canale!
E camminare in mezzo alle mattonelle esagonali del salar, bianche, perfino fastidiose da quanto riflettono il sole, sotto un cielo azzurro chiaro, senza una nuvola una, al lato di un’isola di cactus (si’ un isola in mezzo a un lago di sale, sulla terraferma, la isla del Pescado), ti fa sentire libero, incredibilmente libero…

Le due facce del Salar

Venerdì 21 Settembre 2007

Le 9 ore che separano Salta da San Pedro de Atacama scorrono velocemente sul bus Geminis, anche se il servizio e’ tutt’altro che buono…una mezz’ora abbondante alla frontiera cilena…e via attraverso una cordigliera andina bellissima, che scollinato il passo di Jama a quasi 4.200 metri, ci porta in picchiata verso San Pedro, a quota 2.400. Giungere in questo luogo fa perdere la concezione dello spazio-tempo: sembra di essere catapultati all’epoca dei pionieri del west…strade sterrate, case di fango, insegne di legno, numeri civici praticamente inesistenti…e una chiesa bianca a dominare la piazza principale. Un posto che senza i turisti probabilmente non avrebbe ragione di esistere, dato che da qui partono un sacco di escursioni per i viaggiatori con zaino in spalla…una vera Mecca per gli “avventurieri” degli altipiani! San Pedro si dice essere la citta’ piu’ cara del Cile…in effetti i prezzi sono paragonabili al nostro Bel Paese…1 ora di internet, e che internet!!!, super veloce, costa 2 bei dollaroni…1 litro e mezzo d’acqua 1,50 USD, una stanza doppia tipo fienile con doccia condivisa e acqua calda da sogno (nel senso che e’ un sogno averla) 24 USD, con il doppio pero’ si ha gia’ un’abitazione molto buona. Tutto ruota intorno al turismo, le agenzie si sprecano e i tour proposti sono come al solito gli stessi…puntiamo per “La valle della luna” e “I laghi dell’altopiano”, riservando per l’ultimo giorno il mitico “Salar de Uyuni”.
“Uyuni? non ricordo di esserci stato…”(Andrea). I due villaggi sono separati dal lago salato piu’ grande del mondo, antipodi pero’ di due mondi completamente diversi. Sembra quasi che il destino si sia divertito col gioco degli opposti, a presentarci a 3 giorni di distanza l’opulenza e la poverta’, il turismo di massa e l’esploratore alla buona, il 2007 e il 1907.
La polvere e i cani randagi che ronfano incuranti di tutto sulle carrettiere sterrate sono forse il punto di contatto di due mondi paralleli che continuano a ignorarsi, complice il gelo tra i rispettivi paesi.
Uyuni riabilita di un botto la tristezza di tante serate passate al bar del quartiere, imprecando di vivere lontani dal divertimento e dalle occasioni della grande citta’. A Uyuni non c’e’ niente. Manca internet veloce, la tv satellitare, l’acqua (non solo quella calda) a tutte le ore, un cinema dove portare la morosa, mancano gli scooter che ti tagliano la strade, e le macchine che suonano (le poche che circolano sono delle agenzie o dei tassisti), e manca pure un supermercato (ci sono solo botteghe e bancarelle per strada). La gente vive di quello che capita, mangia a tutte le ore quei gelati sciolti e risolidificati che fanno bella mostra ai margini della strada, e sicuramente cresce in fretta…i bambini che lavorano nei baretti turistici di piazza Arce non si contano. Scontato aggiungere che tutto e’ incredibilmente cheap.
E non e’ ovviamente facile andarsene…nemmeno per un turista coi dollari in tasca…Come i maestri insegnano, viaggiare significa non avere mai un programma sicuro, si fa e disfa nel corso della stessa giornata…e cosi’ l’itinerario Uyuni-Potosi-Sucre-La Paz-Peru’, diventa Uyuni-Cile…e voi pensate sia facile? sai quando ci arrivi ma non sai quando te ne vai…ahhhh la Bolivia! beata innocenza! dopo 48 ore di promesse, incertezze e perche’ no? delirante sconforto, ecco che come il piu Gastone degli italiani, vinco il biglietto di ritorno sul filo di lana…caccio i 30 USD e salgo sul Toyota che mi riportera’ in Cile…l’agonia del viaggio di ritorno la riservo ai nipotini…ma anche questo e’ viaggiare, o no?